[Italia] Lettera aperta dell’USI-CIT al sindacalismo di base per l’unitarietà degli scioperi

Fonte: sito dell’USI-CIT

Periodicamente, ora una ora l’altra sigla del sindacalismo di base inviano lettere aperte alle altre organizzazioni sindacali.
Noi, sempre, rivolgiamo grande attenzione a quanto ci viene proposto, a volte condividendolo e altre no, anche se non siamo soliti utilizzare questa modalità, preferendo la sfera dei contatti in essere nelle situazioni reali di lotta.

Questa volta, però, riteniamo di farlo anche noi. Da qualche tempo a questa parte, il sindacalismo di base è troppo frammentato e rischia l’autoreferenzialità.

Intendiamoci: noi stessi siamo portatori di un’identità (storica, organizzativa, militante) particolare, e di cui siamo orgogliosi, pertanto non intendiamo qui porre le lodi di convergenze particolari che risulterebbero antistoriche e irrealistiche: l’unitarietà tanto per fare retorica non ci interessa. Le differenze ci sono e per noi non sono un problema. Ugualmente, abbiamo anche noi altre organizzazioni che sentiamo più vicine come metodologia e modalità di relazione e lotta, ed altre meno.

Però ci sono situazioni particolari, simboliche e di lotta, che necessitano assolutamente unità d’azione, tra queste gli scioperi.

Ultimamente, invece, c’è la gara a chi proclama prima degli altri, per motivi che non comprendiamo nella loro opportunità, ma che di fatto sviliscono gli scioperi in tante scadenze che fanno poco male alla controparte.
Se qualcuno ha velleità di egemonia, faccia un passo indietro, lo diciamo senza polemica: i “migliori” dei pochissimi restano tali.

Assistiamo a qualche tentativo, a volte tardivo, di convocare qualche altra sigla su propri percorsi specifici: ma non basta. Almeno, le organizzazioni non firmatarie degli accordi del gennaio 2014 dovrebbero tenere tra loro un filo di trattativa costante e magari continuare ugualmente ad avere un atteggiamento aperto anche verso chi, a nostro modo di vedere ha ceduto (sbagliando) a questo accordo.

Noi, per scelta, fino a quando non sarà ripreso un tentativo di reale unitarietà nei percorsi di sciopero, valuteremo di volta in
volta che fare a livello territoriale.

Poi, ognuno è libero nel resto dell’anno di condurre lotte, perseguire tattiche, strategie, alleanze come meglio crede.

Ma basta scioperi disgiunti, ognuno in date diverse! Non esiste alcuna ragione politica e sindacale, alcuna “base” che lo comprende!

La forza del padronato e dello stato in questa fase è così forte, anche in virtù di una legislazione pretesa e avallata dal sindacalismo connivente, che deve avere nel sindacalismo di base una risposta il più possibile coesa almeno rispetto a scioperi che hanno la pretesa di essere nazionali.

Segreteria nazionale USI-CIT

[Canada] Imbrattata la statua della regina Vittoria a Montréal

Fonte: MTL Contre-Info
Traduzione: AutoJazztione

La Brigata di solidarietà anticoloniale Delhi-Dublin (Brigade de solidarité anticoloniale Delhi-Dublin) ha voluto celebrare San Patrizio in maniera originale, coprendo di vernice rossa la statua della regina Vittoria a Montréal proprio il 17 marzo.
La statua, inaugurata nel 1900, si trova nel campus dell’Università McGill.

Nel 2019, la Brigata si era così espressa: «La presenza della statua della Regina Victoria a Montréal è un insulto alle lotte per l’autodeterminazione e di resistenza dei popoli oppressi del mondo intero, comprese le nazioni autoctone in America del Nord (l’Isola di Tortuga) e in Oceania, così come dei popoli dell’Africa, del Medio-Oriente, dei Caraibi, del sub-continente indiana, e di tutti i luoghi in cui l’Impero britannico ha commesso le sue atrocità. Il regno della regina Victoria rappresenta un’espansione massiva del barbaro Impero britannico. Per la collettività, il suo regno ha rappresentato un’eredità criminale di genocidi, omicidi di massa, torture, massacri, terrorismo, carestie imposte, campi di conentramento, furti, denigrazione culturale, razzismo e suprematismo bianco. Questa eredità deve essere denunciata e attaccata».

[Grecia] Corteo solidale con la sanità in lotta

Apprendiamo da ANA che, la notte del 17 marzo, Atene è stata attraversata da un grande corteo che ha messo al centro la crisi sanitaria. La lotta che stanno conducendo in questi mesi infermieri e medici ha trovato spazio e solidarietà; i manifestanti hanno inoltre attaccato l’ipocrisia di uno Stato (quello greco, ma il discorso varrebbe anche per quello italiano) che prima distrugge la sanità pubblica e poi colpevolizza i cittadini per i contagi, imponendo misure arbitrarie e spesso grottesche per non dire inutili.

Il corteo è stato aperto da uno striscione del collettivo Roubikonas, che organizza da tempo nel quartiere di Exarcheia presidi medici autogestiti e altre attività sociali dal basso. L’importanza di questo corteo sta nella volontà di unire le tante lotte, per la salute come contro la repressione, che si combattono in Grecia come altrove.