Autore: Aleix Romero Peña
Fonte: cnt.es
Traduzione a cura di AutoJazztione
Anarcosindacalismo contro neocomunitarismo. Per una battaglia delle idee
«Recuperare la sovranità perduta». Niente male come grido di battaglia per una società in crisi, impoverita e disorientata, anche se è difficile ricordare quando avremmo avuto un simile potere. In questa democrazia liberale, se la memoria non c’inganna, i grandi accordi sono stati e vengono tutt’ora presi in disparte, senza riflettori o stenografi, né con qualche assunzione di responsabilità da parte dei negoziatori; per non parlare, s’intende, della dittatura fascista, che si definisce precisamente per l’assenza di controlli sopra un’autorità totale.
La litania sovranista è diventata popolare nel panorama digitale. I media e i social network se ne servono come la ciliegina sulla torta di un discorso talvolta vicino a una sinistra che si reputa operaista, benché abbastanza lontana all’attuale realtà del lavoro, e spesso legato a un nazionalismo poco o nulla differente dal fascismo. In questa retorica non troveremo però nessun collante ideologico, come dimostra il suo rifiuto a interessarsi di tutto quello che si discosta dal soggetto sociale al quale vuole rivolgersi: una classe operaia escludente da un punto di vista sessuale, etnico, o affettivo, tra le altre cose. Una classe operaia intesa come una comunità che fornisce un’identità egemonica e uniforme, al punto che l’operaio sembra contingente, un mero pretesto, uno squillo di tromba per altro. Lo prova il fatto che, benché si dica ostile a una sinistra descritta come sprofondata in cause, identità e battaglie lontane dai lavoratori, il neocomunitarismo tende a rispondere con il silenzio alle richieste di solidarietà per ogni conflitto sindacale. Continue reading