[Italia] Comunicati dei sindacati di base contro la guerra in Ucraina

Riportiamo due comunicati, il primo stilato da una serie di realtà sindacali (USI-CIT, Cobas, Unicobas, CUB, SGB), il secondo dell’Unione Sindacale di Base, sulla guerra in corso in Ucraina.

Appello dei sindacati di base e conflittuali contro la guerra

Fonte: USI-CIT

La Federazione Russa la notte del 23 febbraio ha invaso l’Ucraina e le minacce di guerra sono diventate una realtà che rischia di accendere un più ampio conflitto bellico in Europa.

Le origini di un conflitto sono riconducibili alle mire espansionistiche dei paesi NATO verso l’Europa dell’est, con le pressioni e i posizionamenti militari in quei territori e alle pretese egemoniche della Russia. In questa contrapposizione sorda alle ragioni del dialogo l’Italia si è posta in prima fila e ha già stanziato per l’operazione 78 milioni di euro.

Così, invece di favorire una politica di distensione il governo Draghi si allinea alla politica aggressiva della NATO e condivide le aspirazioni di potenza della UE.

Si contano già gli effetti disastrosi che il precipitare delle operazioni militari stanno causando sulle parti in causa: centinaia di morti, migliaia di sfollati, enormi distruzioni materiali.

Ma l’aggressione militare messa in atto dall’autocrate Putin e il permanere di una situazione di conflitto bellico sono destinate a produrre ulteriori gravi conseguenze internazionali come l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia che produrranno ovunque nuove pesanti ripercussioni economiche e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone già colpite dalla crisi e dalle privatizzazioni.

Già vediamo che, nel nostro Paese, gli aumenti dei costi dell’energia si stanno ripercuotendo infatti su tutti i beni prodotti, anche sui generi di prima necessità, accrescendo ancor di più la precarietà dei ceti popolari. Continue reading

[Italia] Lettera aperta dell’USI-CIT al sindacalismo di base per l’unitarietà degli scioperi

Fonte: sito dell’USI-CIT

Periodicamente, ora una ora l’altra sigla del sindacalismo di base inviano lettere aperte alle altre organizzazioni sindacali.
Noi, sempre, rivolgiamo grande attenzione a quanto ci viene proposto, a volte condividendolo e altre no, anche se non siamo soliti utilizzare questa modalità, preferendo la sfera dei contatti in essere nelle situazioni reali di lotta.

Questa volta, però, riteniamo di farlo anche noi. Da qualche tempo a questa parte, il sindacalismo di base è troppo frammentato e rischia l’autoreferenzialità.

Intendiamoci: noi stessi siamo portatori di un’identità (storica, organizzativa, militante) particolare, e di cui siamo orgogliosi, pertanto non intendiamo qui porre le lodi di convergenze particolari che risulterebbero antistoriche e irrealistiche: l’unitarietà tanto per fare retorica non ci interessa. Le differenze ci sono e per noi non sono un problema. Ugualmente, abbiamo anche noi altre organizzazioni che sentiamo più vicine come metodologia e modalità di relazione e lotta, ed altre meno.

Però ci sono situazioni particolari, simboliche e di lotta, che necessitano assolutamente unità d’azione, tra queste gli scioperi.

Ultimamente, invece, c’è la gara a chi proclama prima degli altri, per motivi che non comprendiamo nella loro opportunità, ma che di fatto sviliscono gli scioperi in tante scadenze che fanno poco male alla controparte.
Se qualcuno ha velleità di egemonia, faccia un passo indietro, lo diciamo senza polemica: i “migliori” dei pochissimi restano tali.

Assistiamo a qualche tentativo, a volte tardivo, di convocare qualche altra sigla su propri percorsi specifici: ma non basta. Almeno, le organizzazioni non firmatarie degli accordi del gennaio 2014 dovrebbero tenere tra loro un filo di trattativa costante e magari continuare ugualmente ad avere un atteggiamento aperto anche verso chi, a nostro modo di vedere ha ceduto (sbagliando) a questo accordo.

Noi, per scelta, fino a quando non sarà ripreso un tentativo di reale unitarietà nei percorsi di sciopero, valuteremo di volta in
volta che fare a livello territoriale.

Poi, ognuno è libero nel resto dell’anno di condurre lotte, perseguire tattiche, strategie, alleanze come meglio crede.

Ma basta scioperi disgiunti, ognuno in date diverse! Non esiste alcuna ragione politica e sindacale, alcuna “base” che lo comprende!

La forza del padronato e dello stato in questa fase è così forte, anche in virtù di una legislazione pretesa e avallata dal sindacalismo connivente, che deve avere nel sindacalismo di base una risposta il più possibile coesa almeno rispetto a scioperi che hanno la pretesa di essere nazionali.

Segreteria nazionale USI-CIT